Il sopranista del “più perfetto stile di canto””
Filottrano, AN 1700 – 1760
Fra i cantanti castrati che, nel ‘700, fecero impazzire i palcoscenici d’Europa un posto di rilievo spetta senz’altro al celebre sopranista e contraltista Giovanni Carestini, il “Cusanino”.
Nato a Filottrano il 13 dicembre 1700, sin da bambino meravigliò per la sua voce bellissima, da qui la decisione dei genitori di farlo diventare cantante evirato. Dodicenne fu inviato a Milano presso la nobile famiglia Cusani per farlo studiare ed inserire nel mondo dello spettacolo del tempo. Come tradizione, dalla famiglia ospite prese il nomignolo che lo seguì in tutti i palcoscenici: il “Cusanino”.
Dopo varie accademie e vita di salotto, Carestini fece il suo debutto il 26 dicembre 1719 al teatro Ducale di Milano nel “Porsenna” di Vignati. Pochi giorni dopo, l’8 gennaio, fu nell’opera “La pace fra Seleuco e Tolomeo” di Gasparini.
Fu però il soggiorno romano a dargli definitivamente fama di bella voce, dopo i successi nella “Griselda” di Scarlatti dove interpretò il ruolo di Costanza.
Nel 1723 fu chiamato a Vienna per essere assunto come sopranista nella Cappella musicale di corte, con la quale prese parte alle solenni cerimonier per l’incoronazione di Carlo VI a Praga.
L’incarico a corte lo lasciò libero di tornare più volte in Italia fra il 1723 e il 1725 per calcare i palcoscenici delle maggiori città (Mantova e Venezia più volte), presente in titoli di Albinoni, Porta, Zuccari, Brusa.
“Alto, bello e maestoso, attore pieno di spirito, d’intelligenza, di risorse fantastiche” così lo descrive il musicista inglese Charles Burney che lo conobbe nel momento di maggior fama. Aveva un registro vocale possente e modulato; da sopranista negli anni si traformò in contraltista, con una voce così pastosa e pregna da fare invidia ad ogni cantante del suo tempo, tanto da poterlo definire come il maggior contraltista di ogni tempo.
Alla grande dimestichezza con la modulazione della voce, aggiungeva una grande prestanza fisica ed una naturale agilità di movimento sul palcoscenico, da far impazzire il pubblico e soprattutto le corti ed i teatri, che se lo contesero arrivando a pagare ingaggi da capogiro per quei tempi.
In estate Filottrano lo celebra con un festival di musica barocca molto partecipato